n. 1018: “Per un atomo in più – Storia del più grande successo dell’Ambientalismo moderno”, di Eva Maschietto
Tornano i Quaderni della Rivista Giuridica dell’Ambiente nella nuova serie lanciata da Editoriale Scientifica.
Il volume racconta, con la grande vivacità e scioltezza, ma anche con l’estrema cura nella descrizione dei particolari scientifici e nel riferimento alla documentazione storica alle quali ci ha abituato l’autore, la c.d. “guerra dell’ozono”, scatenata dalle prime scoperte di metà degli anni ’70 del secolo scorso su quel gas così speciale da essere nello stesso tempo tossico per gli esseri umani ed essenziale per la vita sulla terra, proteggendola tramite un sottile strato collocato nella parte alta dell’atmosfera dall’effetto serra provocato dai raggi solari.
La storia che – nella scrittura di Nespor, sempre ironica e leggera, scorre rapida – comincia quando due scienziati (lo statunitense Frank Sherwood Rowland e il suo allievo, il messicano Mario Molina) scoprono che l’ozono, appunto quel gas costituito da una molecola con un solo atomo di ossigeno in più rispetto alla molecola dell’ossigeno, viene sostanzialmente “divorato” da alcune sostanze (Nespor le paragona a un PAC-MAN, perché liberando atomi di cloro che strappano via il terzo atomo di ossigeno dall’ozono, lo distruggono), scoperte alla fine del diciannovesimo secolo e largamente utilizzate sin dagli anni ’30 del Novecento come propellenti, refrigeranti e nella produzione industriale della plastica. I due scienziati lanciano l’allarme e puntano il dito contro i CFC, i clorofluorocarburi, ritenuti responsabili determinare il rischio concreto che la vita sulla terra diventi impossibile a causa del surriscaldamento derivante dai raggi solari che non vengono più correttamente schermati dallo strato di ozono.